Con questa applicazione puoi calcolare la perdita di potere di acquisto di una determinata somma di denaro ed il tasso di inflazione in un periodo di tempo tramite il confronto degli Indici Istat FOI mensili utilizzati per le rivalutazioni monetarie
L’applicazione può servire ad esempio per calcolare a quanto corrisponde ad oggi uno stipendo di qualche anno fa, ossia capire quanti beni o servizi è possibile acquistare effettivamente oggi con la somma di denaro iniziale.
Se l’infliazione è negativa, ossia i prezzi scendono, si utilizza il termine "deflazione" ed in tal caso il potere di acquisto aumenta.
Note:
- Se conosci già il tasso di inflazione clicca su "No" alla voce "Utilizza indici Istat" ed inserisci la percentuale nell’apposito campo.
- Gli importi monetari vanno indicati in Euro.
L’inflazione è un termine che in Economia indica l’aumento del livello medio generale dei prezzi di beni e servizi in un determinato arco di tempo.
L’inflazione dipende da molteplici fattori, tra cui la congiuntura economica generale, eventi contingenti come guerre, pandemie o mutamenti climatici, la carenza di materie prime ecc. e può essere quantificata attraverso una rilevazione generale dei prezzi al consumo, attività che in Italia è svolta dall’Istat che pubblica mensilmente gli indici FOI (per famiglie di operai e impiegati).
La rilevazione dell’Istat è effettuata su un campione di prodotti, il cosiddetto "paniere", ed è effettuata su basi statistiche che tengono conto di molteplici fattori ma che al tempo stesso, dovendo calcolare un indice unico valido per tutto il territorio nazionale, comporta la necessità di effettuare inevitabili approssimazioni.
E’ noto infatti che i prezzi non aumentano con la stessa intensità ma gli aumenti possono variare da regione a regione e in taluni casi il paniere potrebbe non rispecchiare appieno gli effettivi consumi dei cittadini in determinate zone del Paese, provocando la spiacevole senzazione che l’inflazione reale sia più alta rispetto a quella rilevata con metodi statistici, per quanto accurati e consolidati nel tempo.
Dato che il "valore nominale" di una somma di denaro non cambia nel tempo (1000 euro saranno sempre 1000 euro, anche tra cento anni) in presenza di inflazione quello che cambia è la quantità di beni e servizi che possono essere acquistati con quella somma di denaro, ossia cambia il cosiddetto "potere di acquisto" della valuta.
In particolare, se i prezzi aumentano, la quantità di beni che si può acquistare con la stessa somma di denaro diminuisce nel corso del tempo.
Il potere di acquisto di una qualsiasi valuta, oltre a cambiare nel corso del tempo, può variare anche da zona a zona e dipende dal livello medio dei prezzi di ciascun’area geografica.
Ciò è ancora più evidente nei sistemi monetari estesi, come quello dell’Euro-zona, dove il potere di acquisto cambia notevolmente da Stato a Stato, ma la stessa dinamica si può verificare anche all’interno di una stessa Nazione.
In Italia, ad esempio, è noto che il "costo della vita" risulta mediamente più alto nelle regioni settentrionali rispetto a quelle meridionali e pertanto si può affermare che il potere di acquisto di un medesimo stipendio risulta più basso al Nord rispetto al Sud.
Per cercare di recuperare la capacità di acquisto di beni e servizi l’unica soluzione è quella di adeguare gli stipendi ed i compensi al "costo della vita" e, al tempo stesso, investire i risparmi cercando di ottenere dei buoni rendimenti.
Per questo scopo può essere utile la "rivalutazione monetaria" che in molti casi consente di recuperare, sia pure parzialmente, la perdita di potere di acquisto attraverso l’adeguamento periodico di legge, per lo più annuale, di somme di denaro percepite come, ad esempio, l’aggiornamento dei canoni di locazione o delle pensioni).
Sul fronte degli investimenti finanziari il ragionamento è molto più complesso, anche perché spesso, per ottenere alti rendimenti, bisogna essere disposti ad investire in prodotti con un rischio più elevato, come ad esempio le azioni.
I titoli di Stato e le obbligazioni in generale, che generalmente sono meno rischiose rispetto agli investimenti di tipo azionario, potrebbero non bastare per compensare l’aumento dei prezzi, come è accaduto negli ultimi anni in cui, ad esempio, i rendimenti dei BOT si sono sempre mantenuti al di sotto del tasso di inflazione, come si può vedere dal grafico.
Calcoliamo a quanto corrisponde a novembre 2023 uno stipendo mensile di € 1.600 percepito nel mese di gennaio 2020.
L’inflazione calcolata in questo periodo tramite gli indici Istat è pari al 15,6% (si utilizza un solo decimale come nel calcolo della rivalutazione).
Pertanto il lavoratore che a gennaio 2020 percepiva uno stipendio di € 1.600, in pratica è come se a novembre 2023 ne guadagnasse 1.384,08 con una perdita di potere di acquisto di ben 215,92 euro al mese.
Questo significa che, a fronte dello stesso stipendio, a novembre 2023 il lavoratore può acquistare ogni mese una quantità inferiore di beni e servizi pari a 215,92 euro.
In altre parole, possiamo anche dire che, con uno stipendio di 1.600 euro, a novembre 2023 il lavoratore può acquistare una quantità di beni e servizi che a gennaio 2020 poteva acquistare con soli 1.384,08 euro.
Affinché lo stesso lavoratore possa acquistare a novembre 2023 la stessa quantità di beni e servizi del 2020 sarebbe necessario rivalutare il suo stipendo del 15,6% che dovrebbe essere pertanto pari a € 1.849,60.
In ogni caso, anche se lo stipendio aumentasse ma tale aumento non fosse sufficiente a coprire il tasso di inflazione, il lavoratore perderebbe comunque potere di acquisto.
Avvertenza:
Questa applicazione é utilizzabile per un uso non professionale e le informazioni fornite si intendono a carattere indicativo.
Nonostante l’impegno profuso nell’analisi e nello sviluppo del software non é possibile escludere la presenza di errori, per cui si consiglia di controllare sempre i risultati ottenuti.
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